Discesi dal
lettino son là presso il camino, grandi occhi estasiati, i bimbi
affaccendati
a metter la scarpetta che invita la Vecchietta a
portar chicche e doni per tutti i bimbi buoni.
Ognun, chiudendo
gli occhi, sogna dolci e balocchi; e Dori, il più
piccino, accosta il suo visino
alla grande vetrata, per veder
la sfilata dei Magi, su nel cielo, nella notte di
gelo.
Quelli passano intanto nel lor gemmato manto, e li
guida una stella nel cielo, la più bella.
Che visione
incantata nella notte stellata! E la vedono i bimbi, come vedono
i nimbi
degli angeli festanti ne' lor candidi
ammanti. Bambini! Gioia e vita son la vision sentita
nel
loro piccolo cuore ignaro del dolore. |
Viene viene la
Befana vien dai monti a notte fonda. Come è stanca! La
circonda neve, gelo e tramontana. Viene viene la Befana. Ha le
mani al petto in croce, e la neve è il suo mantello ed il gelo il
suo pannello ed il vento la sua voce. Ha le mani al petto in
croce. E s’accosta piano piano alla villa, al casolare, a
guardare, ad ascoltare or più presso or più lontano. Piano piano,
piano piano. Che c’è dentro questa villa? Uno stropiccìo
leggero. Tutto è cheto, tutto è nero. Un lumino passa e
brilla. Che c’è dentro questa villa? Guarda e guarda...tre
lettini con tre bimbi a nanna, buoni. guarda e guarda...ai
capitoni c’è tre calze lunghe e fini. Oh! tre calze e tre
lettini. Il lumino brilla e scende, e ne scricchiolan le
scale; il lumino brilla e sale, e ne palpitan le tende. Chi mai
sale? Chi mai scende? Co’ suoi doni mamma è scesa, sale con il suo
sorriso. Il lumino le arde in viso come lampada di chiesa. Co’
suoi doni mamma è scesa. La Befana alla finestra sente e vede, e
s’allontana. Passa con la tramontana, passa per la via
maestra, trema ogni uscio, ogni finestra. E che c’è nel
casolare? Un sospiro lungo e fioco. Qualche lucciola di
fuoco brilla ancor nel focolare. Ma che c’è nel casolare? Guarda
e guarda... tre strapunti con tre bimbi a nanna, buoni. Tra la
cenere e i carboni c’è tre zoccoli consunti. Oh! tre scarpe e tre
strapunti... E la mamma veglia e fila sospirando e
singhiozzando, e rimira a quando a quando oh! quei tre zoccoli in
fila... Veglia e piange, piange e fila. La Befana vede e
sente; fugge al monte, ch’è l’aurora. Quella mamma piange
ancora su quei bimbi senza niente. La Befana vede e sente. La
Befana sta sul monte. Ciò che vede è ciò che vide: c’è chi piange e
c’è chi ride; essa ha nuvoli alla fronte, mentre sta sul bianco
monte. |
Fate nanna,
piccolini, nei lettini bianchi e belli come
panna; fate nanna! Dal castello delle fate, ch’
è lassù, lontan lontano fra le nevi immacolate, al
camino vien, pian piano la Befana, ricca e buona, che vi
dona cavallucci, bamboline e balocchi senza
fine.
Glieli porta l’ asinello, forte e
bello, che le orecchie ha lunghe assai: se vi sente, o
bimbi, guai!
Fate nanna, piccolini, nei
lettini bianchi e belli come panna; fate
nanna! |
La storia della nascita della Befana pone le sue radici all’interno
di una tradizione culturale di matrice pagana, di superstizioni e aneddoti
magici.
Il periodo natalizio si pone in un momento dell’anno che
storicamente era ricco di rituali e usanze legati alla terra, all’inizio
del nuovo raccolto e all’idea di propiziarsi fortuna e prosperità
nell’anno nuovo. Già gli antichi Romani celebravano l'inizio d'anno
con feste in onore al dio Giano e alla dea Strenia (da cui strenna
natalizia). Queste feste erano chiamate le Sigillaria; ci si scambiava
auguri e doni in forma di statuette d'argilla o di bronzo e perfino d'oro
e d'argento. Queste statuette erano dette "sigilla", dal latino
"sigillum", diminutivo di "signum", statua. Le Sigillaria erano attese
soprattutto dai bambini che ricevevano in dono i loro sigilla (di solito
di pasta dolce) in forma di bamboline e animaletti.
La Befana è un personaggio che ha colto suggestioni da diversissime
leggende e trasposizioni culturali. Inizialmente, e si parla ancora del
periodo romano politeista, la popolazione venerava Diana, la dea della
caccia e della fecondità che nelle notti che precedevano l’inizio della
nuova semina si diceva passasse, con un gruppo nutrito di donne, sopra i
campi, proprio per renderli fertili e fecondi al nuovo
raccolto.
L'enciclopedia Treccani ne dà la seguente definizione: è per
il popolo un mitico personaggio in forma di orribile vecchia, che passa
sulla terra dall'1 al 6 gennaio. Nell'ultima notte della sua dimora il
mondo è pieno di prodigi: gli alberi si coprono di frutti, gli animali
parlano, le acque dei fiumi e delle fonti si tramutano in oro. I bambini
attendono regali; le fanciulle traggono al focolare gli oroscopi sulle
future nozze, ponendo foglie di ulivo sulla cenere calda; ragazzi e
adulti, in comitiva, vanno per il villaggio cantando...in alcuni luoghi si
prepara con cenci e stoppa un fantoccio e lo si espone alle finestre...I
contadini della Romagna toscana sogliono invece portarlo in giro sopra un
carretto, con urli e fischi, fino alla piazzetta del villaggio, ove
accendono i falò destinati a bruciare la Befana...Gli studiosi vedono nel
bruciamento del fantoccio (la Vecchia, la Befana, la Strega), che persiste
un po’ dappertutto in Europa, la sopravvivenza periodica degli spiriti
malefici, facendo risalire il mito della befana a tradizioni magiche
precristiane...
Col passare dei secoli la deriva pagana diede spazio alle
interpretazioni cristiane; siamo ovviamente in un medioevo fatto di
persecuzioni alle streghe e di forte fervore religioso. Ed è qui che
avviene un primo incontro di culture, la bella Diana diviene una brutta
donna e i riti dei falò (si bruciava il vecchio per dare spazio al nuovo)
divengono dei veri e propri roghi della vecchia, dove una simbolica
attempata strega viene posta al di sopra di questi roghi. Le
contaminazioni pagane e cristiane generano quindi una figura di donna che
è un misto di entrambe le culture, da una parte vive la buona Diana e
dall’altra la cattiva strega che deve essere bruciata.
Questo rito propiziatorio, a cui ancora oggi possiamo assistere, è
stato poi abbracciato dalla chiesa ed è qui che nasce la leggenda bella
Befana. Si dice che i Re Magi in viaggio per Betlemme avessero chiesto
informazioni sulla strada ad una vecchia, e che avessero insistito perché
lei andasse con loro a portare i doni al salvatore. La vecchia rifiutò, ma
poco dopo, pentita, preparò un cestino di dolci e si mise in cerca dei
Magi e del bambino Gesù.
Non trovandoli bussò ad ogni porta e consegnò dolci ai bambini
sperando di potersi così far perdonare la mancanza. Con la mediazione del
cristianesimo la Befana diviene quindi una specie di strega, vestita di
stracci, brutta e che vola sopra i tetti con una scopa, ed ha quindi un
lato perfido che la rende un personaggio estremamente affascinante. Se
infatti molti altri benefattori come Babbo Natale o San Nicola portano
doni a tutti, la Befana porta dei regali modesti e tanto carbone a chi non
è stato buono.
L’etimologia del nome Befana, è strettamente legato al nome
della festa, è una derivazione infatti delle forme dialettali con cui il
popolo esprimeva il termine “Epifania”. Il dualismo affascinante che sta
sotto alla figura di questa vecchia è forse il motivo per cui non è mai
diventata un vero e proprio oggetto commerciale, fatta esclusione per gli
ultimi anni.
Se San Nicola è un santo protettore, e Babbo Natale un paffuto
rubicondo nonnino che accontenta tutti i bambini, la Befana è invece la
sostanza femminile pagana di una lunga tradizione rituale contadina.
Non porta soldi, e non ha neppure un gruppo di elfi artigiani per fare
regali, la Befana tradizionale porta arance, noci, piccoli dolci
casalinghi e carbone, ultimamente zuccherato ma comunque carbone, e ci
ricorda che dopo le feste si torna a lavorare a “sgobbare” per i frutti
del terreno.
Non è un caso l’usanza di dire “l’epifania tutte le feste porta
via”. Perché è proprio dopo il sei Gennaio che il contadino ricominciava
con la nuova semina, che si riprendevano i fervori casalinghi per dar vita
ad un nuovo, e si sperava, prosperoso raccolto.
La Befana è un personaggio molto inserito nella cultura italiana ma
questa leggenda trova riscontri anche nelle tradizioni precristiane
olandesi o tedesche.
E così presso i tedeschi del nord troviamo Frau Holle che nella
Germania del sud, diventa Frau Berchta. Entrambe queste "Signore" portano
in sé il bene e il male: sono gentili, benevole, sono le dee della
vegetazione e della fertilità, le protettrici delle filatrici, ma nello
stesso tempo si dimostrano cattive e spietate contro chi fa del male o è
prepotente e violento. Si spostano volando o su una scopa o su un carro,
seguite dalle "signore della notte", le maghe e le streghe e le anime dei
non battezzati. |