INCONTRO CON L'AUTORE
PINUCCIO STEA
Aula Multimediale 2 - ISISS SFORZA PALAGIANO
11 marzo 2009 ore 10,30
Le classi 2A indirizzo Commerciale e 1D-1E indirizzo Geometri incontrano, nell'ambito delle attività didattiche programmate per l'approfondimento dell'italiano e le conoscenze dei testi, lo scrittore Pinuccio Stea, autore de "La Stazione", di "Gabetto Palagiano: una squadra di calcio" e di "Caduta del Fascismo e Ricostruzione Democratica di un Comune del Sud".
In tale incontro con gli alunni l'autore illustrerà le opere suddette e si soffermerà sull'attività dello scrittore e sulle fasi del lavoro.
L'incontro sarà coordinato dalla prof.ssa Pupino e dal prof. Tarantino.
Per una prima conoscenza dell'autore, pubblichiamo qui un articolo apparso su palagianonline.it in occasione della presentazione del libro "La Stazione".
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"La Stazione, viaggio sul treno della memoria"
"Penso che un uomo, una donna comincino a morire quando non hanno più sogni nel
cassetto da rincorrere e possibilmente realizzare. Amo molto la canzone di
Roberto Vecchioni "Sogna, ragazzo, sogna": è l'invito a vivere pienamente la
propria vita e a dare sempre un senso ad essa. Non sono più un ragazzo, ma di
sogni nel cassetto ne ho ancora, e quando qualcuno di essi si realizza, lo
sostituisco con qualche altro". E' Pinuccio Stea a tracciare questo semplice ma
significativo ritratto di sé, a testimonianza del suo essere eternamente
giovane, tanto da aver voluto ripercorrere frammenti della sua adolescenza nel
libro "Gabetto Palagiano: una squadra di calcio"; e non solo" prima, e in "La
Stazione, viaggio sul treno della memoria", dopo.
In un vagone di quel "treno della memoria" c'è un posto anche per me, perché da
ragazzi eravamo inseparabili: insieme a scuola, insieme a giocare, insieme a
fare politica. È quindi con grande piacere che ho letto il suo libro, ed è per
me un onore recensirlo. Ricordo ancora quando ci incontravamo a casa sua a
giocare, come ricordo molto bene sua sorella Liliana, che sorrideva divertita
quando parlavamo di politica ed ognuno di noi voleva poter dire l'ultima parola,
così come ricordo le affettuose bacchettate di suo padre Marco, e il trucchetto
che ci insegnò nel marcare le tabelle della tombola.
Nel suo libro, parlando degli anni delle elementari, ha messo giustamente nel dovuto rilievo l'impegno e la passione con cui il maestro Teodoro Sasso seguiva i suoi alunni, in quanto innovò completamente la didattica con iniziative a quel tempo rivoluzionarie, delle quali ne cito solo alcune: l'incubatrice, con la quale vedevamo pulcini venire alla luce; un monitor di cartone per sviluppare la memoria; il solitario realizzato con carte riproducenti le unità di misura e di peso; la coltivazione del baco da seta; l'educazione stradale; la "rosa dei venti"; la stampa di un giornalino scolastico.
A proposito del giornalino, "Il Picchio", una volta il maestro ci assegnò il compito di scrivere un articolo, ma noi preferimmo quel pomeriggio andare a giocare, e il risultato fu un bel "7 in condotta", e non ci riuscì di fargli cambiare idea.Pinuccio Stea è sempre stato animato da grande fantasia, come quando a scuola ritagliò degli "elefantini magici" che, a volte, lo facevano tanto adirare perché si ostinavano a non voler camminare; spero che altri imitano il suo lavoro perché, come scrive giustamente il dott. Ressa nella prefazione al libro, "nessuno può fare a meno delle proprie radici"!Lunedì 23 agosto c'è stata la presentazione del suo secondo libro, "La Stazione", in una piazza gremita di gente, a testimonianza che Pinuccio, pur vivendo da tanti anni a Taranto, non è stato dimenticato dai suoi concittadini. Oltre a lui, erano presenti il Sindaco dott. Ressa, l'assessore alla Cultura e Spettacoli dott. Pietro Rotolo, l'editore della "Scorpione Editrice" Piero Massafra, e il giornalista RAI Salvatore Catapano, che ha fatto da moderatore all'incontro."Ogni palagianese - ha detto Catapano - dovrebbe avere in casa il libro di Pinuccio, perché è uno spaccato lucido ed appassionato del nostro recente passato, un passato fatto di vita familiare, di lavoratori, del modo di vivere, del carattere dei palagianesi.
Questo libro, rappresentando un grande contributo alla memoria storica e dei luoghi, è un contributo alla verità"."In questo libro - ha detto il dott. Rotolo, successivamente intervenuto - ci sono immagini con quadri in bianco e nero, ma colorati da momenti e sensazioni piacevoli e dolorosi. Viene aperta una finestra sulla nostra storia locale, e questo ci stimola ad aprire altre finestre che sono chiuse. E' appunto per dare un contributo al dischiudersi di queste finestre, che invito gli insegnanti in pensione a formare dei gruppi di studio per la lettura, per effettuare ricerche sul passato della nostra comunità, raccontando i fatti come se stessimo parlando con i nostri figli. Anche questo è storia - ha poi concluso - tante piccole storie che alimentano la grande storia".Di grande spessore l'intervento del dott. Ressa, che dopo aver sottolineato il grande contributo alla cultura che danno alla nostra terra persone come Catapano e Massafra, ha detto che nel libro di Stea vengono alla luce nicchie del passato, memorie ormai dimenticate che dovrebbero stimolare i giovani, perché un popolo che perde la sua identità perde il contatto con la realtà.
" Mi sono visto bambino - ha continuato - e nella prefazione ho parlato di mia nonna, e quanta cultura viva in quella vecchietta piena di rughe! Ricordiamo quindi il nostro passato, per costruire con maturità il nostro futuro".Le parole dell'editore Massafra hanno poi fatto da splendida cornice all'intervento finale di Stea, quasi preparando i presenti a meglio assaporare le parole del loro concittadino. Ricordando quanto detto da Rotolo e Ressa, che hanno messo in risalto come il suo primo libro abbia di fatto stimolato altri a scrivere, il dott. Stea ha infine detto che questo riconoscimento è una delle migliori cose che potessero capitargli, come il vedere tanti compaesani, tanti amici interessati al suo lavoro. " Non mi arrendo facilmente - ha continuato - quando si dice che valori come la tolleranza e l'amicizia siano cambiati con i tempi, perché sono necessari per costruire il nostro futuro, altrimenti si costruisce una società in cui ognuno di noi si chiude in sé stesso. E' necessario quindi evitare l'isolamento sociale, per ripristinare sani rapporti nella società".
Al termine dell'incontro, ci è stata gentilmente rilasciata questa intervista.
Che rapporti ci sono tra Giuseppe Stea e
Pinuccio Stea?
Complimenti per la domanda; semplice nella formulazione ma dannatamente
complicata per chi deve rispondere. Una domanda che segnala un'affettuosa
attenzione, per la quale ti ringrazio, nei confronti del mio "percorso di vita",
che si è dipanato per tanta parte lontano da Palagiano.
Nel 1972, prima di laurearmi, il Segretario della Federazione del PCI di Taranto, Giuseppe Cannata, al mio ritorno da un corso di tre mesi alla mitica Scuola di Partito di Frattocchie, avendo avuto dalla Direzione nazionale del PCI un "rapporto" (così si usava allora nel PCI) fortemente positivo sulle mie caratteristiche, mi chiamò a far parte del gruppo dirigente provinciale del PCI jonico come dirigente politico a tempo pieno (preferisco questa dizione rispetto a quella di funzionario che mi ha dato sempre l'impressione di qualcosa di burocratico).
Ero
il più giovane dirigente provinciale del PCI in quegli anni e sui manifesti e
volantini, sugli inviti alle
riunioni cominciai ad essere presentato come Giuseppe Stea: maniera formalmente
corretta ma che indubbiamente segnava una "rottura" con la consuetudine
palagianese di chiamarmi Pinuccio.Confesso di non essere stato attento e di
non avere avuto la forza di correggere quest'impostazione ed a rispristinare a
livello provinciale e regionale, oltrechè, più tardi, anche a livello nazionale,
il mio bel Pinuccio, come sempre hanno continuato a chiamarmi gli amici ed i
compagni di Palagiano.Il passare degli anni, il mio girovagare per l'Italia,
hanno finito per consolidare questa sorta di pluralità nel modo di chiamarmi :
Pino, Peppino, Peppe.Quando ho deciso di scrivere "Gabetto Palagiano: una
squadra di calcio"; e non solo" ho deciso contemporaneamente di
riappropriarmi del nome cui sono legato e nel quale mi riconosco: Pinuccio.
Perché "La Stazione" come titolo del suo libro?
Un giorno tornando a Taranto, dopo essere stato a Palagiano, la freccia
indicante la stazione mi ha sollecitato un desiderio di rivederla, dopo qualche
decennio in cui non vi avevo messo più piede.Son tornato quindi indietro e ho
imboccato la strada che porta ad essa. Non sono riuscito a scendere dall'auto:
qualcosa mi bloccava; una sensazione strana ma intensa. Sono ripartito e durante
il tragitto fino a Taranto mi sono chiesto se i giovani di Palagiano conoscono
quella stazione, visto che ormai ci si muove soprattutto in auto. Di qui l'idea
fulminante di descrivere gli aspetti della vita palagianese in un periodo,
quello tra la metà degli anni '50 e l'inizio degli anni '60, in cui la stazione
aveva una grande
importanza nella vita del paese; e la scelta contemporanea di intitolare il
libro "La Stazione", con il sottotitolo "viaggio sul treno della memoria".Non mi
sfugge però che la scelta, inconsapevolmente, ha finito con l'avere un valore
fortemente simbolico in quanto la stazione è il posto il cui un viaggio inizia,
transita, finisce: non è, in fin dei conti, una metafora della vita di ciascuno
di noi?".
Non c'è due senza tre": scriverà un altro libro?
Sicuramente si.
Quale episodio della sua infanzia le è rimasto più impresso?
Sono convinto che l'infanzia prima e l'adolescenza poi sono le stagioni della
vita che imprimono un segno fortissimo nella definizione della personalità di
ciascuno di noi; è difficile dire quindi quale episodio dell'infanzia mi è
rimasto più impresso.
Sono tanti: dalle sgridate e le sculacciate di mia madre come castigo per le mie
marachelle (tante), alla bonomia autorevole di mio padre; dai giochi per la
strada coi tanti coetanei, alla scuola con il maestro Saverio Latorrata ( la cui
scomparsa mi ha fortemente addolorato) prima, e Teodoro Sasso poi. Insomma non
ho una risposta precisa.