INCONTRO CON L’AUTORE

Giovedì ventitré maggio duemilatredici, presso l’auditorium del nostro istituto, si è svolto, nell’ambito del progetto di promozione alla lettura, l’incontro tra gli studenti e lo scrittore, giornalista e docente Marco Tarantino. L’appuntamento per la presentazione del suo libro ha visto coinvolte le classi 5°E, 5°D, 4°D, 5°A, 5°C, 4°A, 4°B e 4°C della scuola. “Vaghe novelle d’altri maestri”, la terza fatica letteraria, dopo “Una sorsata di sfiga” e “La resa dei vanti”, (la quarta sta per arrivare nelle librerie); narra, tra satira e parodia, ritratti, figure, racconti di certificata inabilità sociale; rappresentata con lungimiranza attraverso i suoi personaggi. Così nel libro compaiono il Maestro, fenomeno degli istituti correzionali, don Ciccio Cicci, bonario nullafacente; il Dottor S., reduce dolente delle nuvole di fumo, Matita, utopista della pensione e testimonial dell’amianto, tutti discriminati dalla società e da essa emarginati.

Successivamente a una breve introduzione della professoressa Pansini, il professore, che ci piace con affetto chiamare così, si è cimentato con questo e altri problemi attraverso un proficuo dibattito, soprattutto concedendosi a cuore aperto alle domande dei suoi studenti e non; dimostrandosi aperto e disponibile a richieste che esulassero anche dalle argomentazioni del libro. Rispondendo con chiarezza e semplicità ha affrontato temi come, tra gli altri, l’importanza e la forza comunicativa della scrittura.

La mattinata è stata una splendida occasione  per rivivere e portare alla luce i problemi connessi ai soggetti che per l’evolversi della società, per condizione esistenziale, per lo stesso contesto di vita, vengono sempre più emarginati. Un tipo di società che dà valore alla produttività, alla

velocità, ai costumi come parametri imprescindibili e vincolanti di normalità non può che escludere e rendere quindi socialmente inabili chi non riesce ad adeguarsi ai valori dominanti. Naturalmente questi fenomeni degenerano nel pregiudizio verso quei soggetti meno difesi.

Essi vengono “scartati” dalla società perché percepiti come frammento di una realtà molto più complessa e “normale”. Questi sentimenti, in realtà, coprono la paura di confrontarsi, di chiedere, di informarsi e di approcciarsi ad una quotidianità diversa dalla propria. Il pregiudizio è quindi la maschera della persona “normale” per nascondere la sua diversità che lo accomunerebbe alla persona inabile.

                                      Stefano Tagliente